Grande Notturno a Gargonza
Poema di suoni, segni e luci colorate
Quest’opera si potrebbe anche chiamare: allegoria della stratificazione
Paul Klee
-Oh! la terra - mormorai nella notte - è un calice profumato che ha per pistillo e per stami la luna e le stelle.
Aloysius Bertrand
Cade la sera e storie menzognere
nel giardino esse narrano alla notte
che non senza disdegno scioglie loro
le chiome nere
Guillaume Apollinaire
La prima volta che Roberto Guicciardini mi ha fatto visitare Gargonza, lo scorso inverno, ho pensato alla notte in un antico borgo medioevale, condizione che fa venire in mente un liquido in sospensione dove il silenzio si immerge nell’oscurità. Suilenzio ed oscurità sono come l’afasia del tempo già trascorso. Da questo è nata l’idea di un Grande Notturno a Gargonza, poema di suoni, segni e luci colorate, che scaturisce da sollecitazioni uditive e visive ricevute in questo così particolare ambiente, per costituirsi come opera da realizzare nello stesso spazio, quasi come una restituzione all’antica Gargonza di valenze vitali, immediatamente futuribili, al di là dell’immota afasia della notte.L’inizio avviene mentre sta lentamente calando l’oscurità della sera, nella caratteristica condizione di luce senza ombre leonardesca. Un lento preludio, Bagliori, viene diffuso dagli altoparlanti; si tratta di un trio originariamente composto per tre violoncelli, realizzato poi da Pietro Grossi con il computer a Pisa, presso il CNUCE (sistema TAU2-TAUMUS).