L’Ora Alata

Wandederphantasie

Da molti anni ero attratto dall’idea di un lavoro musicale sulle Metamorfosi di Ovidio, Già nel 1985 avevo realizzato Proteo, 18 videoclips sul terzo capitolo dell’Ulysses di James Joyce per quattro pianoforti, vedendo come trasformazione, nel plot narrativo di suoni e immagini, il flusso di coscienza. In Faustimmung (1987), il patto diabolico Fela-Faust arriva ad una dimensione di delirio nel quale si rendeva possibile la transcodificazione dal mondo sonoro a quello silenzioso delle immagini. In Amor d’un’Ombra e gelosia d’un’Aura (1988), toccavo il mito di Narciso ed Eco, attraverso la lettura poetica di Paul Valery.

Finalmente adesso, con L’Ora Alata, sprofondo nel fascinoso abisso di un testo le cui immagini metaforiche sono continui diversi punti di vista per orizzonti prospettici vertiginosi. Nell’arco della sua durata, questo lavoro incentra la sua attenzione sulle trasformazioni dal mondo meccanico dello strumento, il cui effetto sonoro è sempre riferibile alla fisica produzione, e ai sistemi digitali, che campionano un'immagine identica della fonte sonora, aprendo poi illimitati orizzonti di trasformazione. Allora il pianoforte può tornare a possibilità foniche già ampiamente esplorate soprattutto venti, trenta anni fa, ma può anche aprire a nuove dimensioni, come la stratificazione di eventi e il viaggio del segnale sonoro nello spazio di ascolto, la fonostereocinesi. Ma il tutto, in un gioco dialettico tra meccanica ed elettronica, tra fonte sonora riconoscibile e sua metamorfosi. Gabriella Bartolomei, da anni, ha portato la sua voce sulla soglia estrema delle sue possibilità e qui si fonde agli altri strumenti e ai live electronics realizzando una chiave di lettura dei Frammenti di Ovidio. Suono-segno e gesto si fondono così in un mixed media fatto di sottili compenetrazioni.